Storytelling è l’arte di raccontare storie per comunicare: il proprio brand, i propri valori, la propria storia personale e professionale, il percorso che abbiamo compiuto per realizzare il nostro business online o tradizionale.
Perché è importante raccontare la storia di un business?
- perché i profili social gestiti come cataloghi non funzionano: sono freddi, non convertono, sono considerati noiosi
- perché vendere sui social è un’attività da fare in modo indiretto: la pubblicità interruttiva ha stancato tutti; meglio parlare del prodotto in modo indiretto
- perché la concorrenza è moltissima: noi dobbiamo saper spiegare il motivo per cui il nostro prodotto o servizio è migliore, quale punto di dolore risolve
- perché gli esseri umani amano le relazioni: i social sono i luoghi delle relazioni tra persone, delle tribù e delle community
- perché gli esseri umani cercano significati ed emozioni: comprare non è solo spendere i soldi, soprattutto adesso, ma piuttosto sapere che quei soldi li stiamo spendendo bene
Lo storytelling marketing è proprio questo: dare un significato alla vendita, legandola alle emozioni delle persone. Non ai bisogni (indotti), ma al punto di dolore che il nostro prodotto riesce veramente a sconfiggere.
Punto di dolore: il nervo scoperto del possibile cliente, inteso come persona umana. Ciò che gli crea disagio, fastidio: il suo problema, quello che ha davvero bisogno di risolvere, perché gli rende difficile la vita.
Questo problema può essere fisico o estetico: la cura della pelle, il benessere di capelli, il make up giusto, la crema perfetta per la propria pelle, acquistare vestiti su misura.
Può essere una situazione che assorbe troppe energie e troppo tempo: la mancanza di un servizio particolare, il delivery, la persona che ti cura le piante, ti pulisce casa, ti riordina l’armadio.
Può essere la soluzione ad un fastidio: chi ci fa le riparazioni in casa, chi ci va a pagare le bollette o fare la fila alla posta, chi ci memorizza le date degli anniversari per spedire i fiori in automatico, chi ci porta il refill automatico di caffè prima che finisca.
Con lo storytelling, noi, non facciamo altro che raccontare come possiamo risolvere questo problema: individuato il punto di dolore, dobbiamo descriverlo in modo che i potenziali clienti possano riconoscersi empaticamente nella descrizione, infine possiamo proporre la soluzione per risolverlo o migliorarlo.
Attenzione: questo non significa che dovremo fare una comunicazione triste, disperata, negativa – come quelle delle ONG che puntano al senso di colpa quando vogliono farci donare soldi per i bambini che soffrono (cause giustissime, ma non provate un senso di disagio?).
No, noi vogliamo parlare di gioia, di successo, di realizzazione, di benessere, di felicità .
Noi vogliamo legare il nostro marchio a sensazioni positive, al piacere, alla bellezza.
Il punto di dolore, dunque, non è elencazione di sofferenze, non è provocare disagio. È pura empatia:
So come ti senti, perché mi è successa la stessa cosa e, siccome non ne potevo più, ho studiato per creare questo prodotto o servizio. Perché volevo essere felice!
C’è infine un altro risvolto a cui prestare attenzione: occhio a non promettere miracoli.
Noi non dobbiamo vendere olio di serpente, ma vendere la verità : solo in questo modo può instaurarsi una relazione di fiducia tra il nostro brand e i nostri clienti.
Importanza dello storytelling per i piccoli brand
Le attività legate allo storytelling sono tanto più importanti, quando siamo titolari di un piccolo brand: è proprio la singolarità della nostra storia, la preziosità di ciò che facciamo nel nostro ‘piccolo’, a creare ciò che possiamo definire il nostro personal branding.
Tutte queste attività mirano non solo alla vendita, ma in particolare alla:
- brand awareness: alla conoscenza del brand e dei suoi prodotti
- brand reputation: all’autorevolezza del brand e dei suoi prodotti
Come fare storytelling per piccoli brand in 6 punti:
- definire gli obiettivi: qual è il nostro scopo?
- definire il pubblico: a chi stiamo parlando?
- definire i media: quali sono i canali migliori per raggiungere la nostra audience?
- definire il tono di voce: in base al target, come possiamo comunicare al meglio?
- definire il soggetto: chi racconta la storia? noi in prima persona, una ambassador o influencer?
- definire i KPI (key performance indicator): quali sono i risultati quantitativi che vogliamo ottenere? Like, vendite, condivisioni, pubblicazioni: come li misuriamo?
Infine, dobbiamo progettare il concetto intorno a cui ruoterà la storia del nostro brand: se volessimo definirci in una frase, come ci definiremmo?
Chi e cosa vogliamo rappresentare?
Quale sarà il nostro focus? Perché ovviamente non possiamo essere GURU di tutto, ma possiamo essere autorevoli intanto su UN argomento. E poi mano a mano aggiungere esperienza.
Che è poi ciò che ha fatto Veronica, la Spora: partita come Guru dei Tacchi, quindi estremamente focalizzata su un solo aspetto dell’empowerment femminile (o FEMPOWER, come lo definsce lei), per poi accrescere la sua autorevolezza con gli anni, nel campo del marketing strategico e digitale.
Brand storytelling: come comunicare il proprio business
Lo storytelling di un brand è dunque il modo di narrarsi allo scopo di coinvolgere i possibili clienti, emozionarli, instaurare con essi una relazione di fiducia. Creare una community.
Le attività di brand storytelling possono essere comunicate in molti modi:
- attraverso il copy: i testi del blog, del sito, dei post sui social network
- attraverso le immagini: fotografie coinvolgenti, con un determinato stile personale
- attraverso i video: raccontare storie visive
- attraverso i social: con coinvolgimenti diretto, stories, dirette e domande e risposte
Come già detto, il nostro obiettivo è quello di coinvolgere le persone, attraendole in una relazione autentica e leale.
Noi dobbiamo renderci memorabili, e per farlo possiamo proprio intrattenere una relazione con le persone con cui veniamo in contatto, stringendo un legame basato sui valori che ci uniscono e sulle emozioni che ci trasmettiamo empaticamente.
Più risultiamo memorabili, più possiamo essere persuasive nella vendita.
Perché oggi, quando acquistiamo, non badiamo più solo al prezzo o alla funzionalità dell’oggetto. Oggi – soprattutto dopo questa pandemia mondiale che ci ha così profondamente scossi, e anche uniti nella nostra umanità – noi vogliamo che i nostri soldi vadano a chi ci rappresenta eticamente.
Soprattutto i Millennials, stanno cambiando le loro abitudini di acquisto: per diventare clienti bisogna riconoscersi in un brand, nei suoi valori, nella sua promessa, nella sua visione etica del mondo e quindi anche in ciò a cui crede.
Per questo il marketing non può e non deve essere la mera ‘induzione di un bisogno all’acquisto compulsivo’, ma piuttosto un racconto LEALE di chi siamo, cosa proviamo, quali sono i nostri ideali e come vogliamo corrispondere al modello incarnato dai nostri follower.
Come possiamo far brand storytelling, in pratica?
In 6 punti, ecco come un piccolo brand può raccontare la sua storia per connettersi emotivamente con i suoi potenziali clienti:
Raccontare la propria reason why
Dobbiamo definire il nostro perché, il motivo per cui facciamo ciò che facciamo e il motivo per cui ci riteniamo in grado di mantenere la nostra promessa di valore.
Qual è l’urgenza che ci spinge a svolgere il nostro lavoro, nel modo in cui lo svolgiamo?
Quella cosa che ci fa alzare al mattino con il desiderio di cambiare il mondo e renderlo migliore?
Raccontare il nostro prodotto
Una buona strategia di storytelling non deve raccontare solo chi siamo e cosa facciamo, ma essere comunque riconducibile al nostro prodotto o servizio finale.
Dobbiamo quindi non solo conoscerlo alla perfezione, ma individuare bene tutti i punti di dolore che risolve e saperli spiegare.
Brand positioning
Dobbiamo saper raccontare ciò che ci distingue dalla concorrenza: quali sono i punti di forza reale del prodotto o servizio, per fare in modo di essere scelti.
Elencare i vantaggi reali e, se non ci sono, migliorare il prodotto, invece che raccontare sciocchezze!
E quindi lavorare sul nostro posizionamento, ovvero su come il nostro brand viene percepito il relazione ai competitor presenti nel mercato di riferimento: quanto siamo rilevanti? Sappiamo distinguerci dagli altri? Come?
Definire le nostre buyer personas
Capire chi sono i nostri clienti ideali e descriverli, conoscerli, parlare la stessa lingua.
Cosa ci avvicina a loro e ai loro valori? Come tocchiamo la vita delle persone?
Come possiamo migliorargli la vita?
Esplicitare la nostra brand promise
Dobbiamo fare una promessa di valore, esplicitandola, in modo che sia chiaro per tutti chi siamo, cosa facciamo, come lo facciamo.
Per fare questo, vincono ancora una volta la coerenza, la trasparenza, la lealtà .
Brand Identity e Brand design
Dobbiamo lavorare sulla nostra identità di marca, ovvero la personalità del nostro marchio e lo stile visuale dello stesso.
Non solo come lavorare alla nostra precisa identità , per essere memorabili e riconoscibili rispetto gli altri, ma rafforzare questa personalità con una strategia visuale che ne rafforzi il concetto.
Dal logo, al font, al packaging.
Video storytelling: importanza delle emozioni
Una strategia di storytelling sicuramente si svolge con una narrazione transmediale, ovvero su più media: magari la stampa locale, i social, i video, la radio…
In ogni caso sono molti i mezzo di comunicazione – o più semplicemente le piattaforme social – dove la nostra comunicazione sarà visibile e attiva.
Sui social, in particolare, si tratterà di una strategia attiva, nel senso che attraverso i social le persone possono comunicare e relazionarsi, invece di subire la pubblicità passivamente come fossero davanti alla TV.
Lo storytelling, dunque, deve tener conto delle emozioni dei follower, non solo per ingaggiarli e coinvolgerli, ma anche e soprattutto per coinvolgerli positivamente.
I follower stessi, infatti possono trasformarsi in advocate, ovvero consigliarci spontaneamente ad amici e parenti, condividere i nostri contenuti, commentarli e rimuoverli.
Riuscire ad attuare un coinvolgimento simile, dove sono i potenziali clienti a condividere e creare i contenuti, è il massimo degli obiettivi: il cosiddetto UGC – user generated content.
Attraverso strategie di video storytelling, questo coinvolgimento può essere massimizzato e reso immediato, perché la potenza di video + testi accattivanti + musica, può creare la combinazione vincente per l’empatia.
Come creare una strategia di video storytelling coinvolgente?
- Pensiamo innanzitutto alla storia che vogliamo raccontare: deve essere chiara, coerente, in linea con i nostri valori, seguire un percorso da A a B, non lineare. Infatti deve contenere un elemento di sorpresa, qualcosa che per un attimo ostacoli il ‘viaggio dell’eroe’, prima di finire bene
- Puntiamo alla semplicità e alla brevità : le persone sui social cercano intrattenimento, divertimento ed emozioni. Non hanno il tempo e la voglia di guardare video lunghi o complicati. Molto meglio puntare a video brevi, sottotitolati, che inneschino negli utenti la curiosità immediata.
Infine, la qualità : nessuno dice che dobbiate avere un fotografo o un videomaker sempre appresso, ma la qualità conta.
Mettete nella vostra comunicazione la stessa cura che impiegate nel realizzare il vostro prodotto.